Goditi il momento. Non lasciare che il passato si porti via il presente.
John Wooden

La lezione più importante di coach Wooden è stata che non dovremmo mai concentrarci sul risultato, ma sull’attività stessa.
Amava dire:

“Non pensate a vincere la partita. Fate però tutto il possibile per prepararvi. Se saprete di aver fatto tutto il possibile e di aver dato il meglio di voi stessi sul campo, quella sarà la vostra ricompensa. Il tabellone dei punti non è importante.”

Questa filosofia, che diventò la base del suo lavoro di insegnante di letteratura e allenatore, era stata ispirata da una poesia anonima che leggeva all’università: 

All’inginocchiatoio per la confessione un poveretto pregò Dio, chinando la testa.
“Ho fallito”, gemette. E Gesù in risposta: “Hai fatto del tuo meglio, non c’è migliore azione”. 

Cercare di applicare la sua filosofia solo alle vittorie, sarebbe come fare buone azioni solo nella speranza che ci apriranno le porte del paradiso. Far bene è di per sé il premio, sia dal punto di vista sportivo sia da quello spirituale. Per questo non gli interessavano i film sullo sport in cui la squadra o il giocatore sfavoriti, pur imparando sulla loro pelle che vincere non è tutto, alla fine vincevano. Per lui, quei film sarebbero dovuti finire con la squadra che, imparata la lezione, entra in campo felice abbracciando la nuova filosofia: fischio d’inizio della partita, fermo immagine, titoli di coda. Mostrare la squadra vincente invia il messaggio sbagliato: che le lezioni di vita servono ad aiutarti a ottenere cose che ti fanno sentire di avere successo. 

Secondo lui, la lezione di vita era essa stessa il successo. La ricompensa è il viaggio, non raggiungere la destinazione.

Il suo romanzo preferito era La tunica di Lloyd C. Douglas, sulla crocifissione di Gesù. Lo rilesse molte volte e ne citava a memoria alcuni brani. Un passaggio che gli piaceva particolarmente era questo: 

La nostra vita è come un viaggio via terra: troppo piatto, facile e noioso, se si coprono lunghe distanze in pianura, troppo difficile e faticoso, se si salgono scoscesi pendii; ma, dalle cime delle montagne, si ha una vista magnifica e ci si sente esaltati e gli occhi si riempiono di lacrime di gioia e viene voglia di cantare e si vorrebbe avere le ali! Poi, però, non si può rimanere lì, si deve continuare il viaggio: si inizia a scendere dall’altra parte, così occupati a guardare dove si mettono i piedi che l’esperienza della cima è già dimenticata.

Bibliografia:
Coach Wooden and Me di Kareem Abdul-Jabbar

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